sabato 2 aprile 2011

Attesa passiva

Di nuovo a casa per qualche giorno, di nuovo di corsa.
E' incredibile come una delle maggiori differenze fra Occiedente ed Africa sia rappresentata dal tempo, o meglio, dall'incredibile capacità degli africani di gestire l'attesa, praticare la cossiddetta "attesa passiva".
Anche io, con la mia cultura europea, con la mia impressione di essere sempre in ritardo, con la mia voglia di fare sempre più veloce, qui vado lentamente, Malembe Malembe in Monokutuba, godendo l'istante che non vivo in Italia. Ma non riesco proprio ad "attendere passivamente".

Riporto una frase di un giornalista polacco, Kapuscinski, che rende pienamente ciò che voglio rappresentare:
"In cosa consiste questa attesa passiva? La gente vi si cala consapevole di ciò che avverrà, e quindi cerca di mettersi più comoda possibile, nel posto migliore. A volte si sdraia, si siede per terra, su una pietra, oppure si accovaccia. Le conversazioni cessano. La torma degli esseri in attesa è muta. Non fa parola, tace. Subentra il rilassamento muscolare: la figura si assottiglia, si affloscia, si rattrappisce. Il collo si immobilizza, la testa si fa immota. L'uomo non guarda, non osserva, non manifesta curiosità. Spesso, ma non sempre, tiene gli occhi chiusi. Di solito gli occhi stanno aperti, ma lo sguardo è vitreo, privo di vita. Ho osservato per ore queste folle in stato di attesa passiva e posso dire che la gente cade in una specie di sonno fisiologico profondo: non mangia, non beve, non orina. Non reagisce al sole che brucia senza pietà, alle mosche insistenti e voraci che si posano sulle palpebre e sulle labbra.
Ma che succede intanto nella testa di queste persone?
Lo ignoro. Pensano? Sognano? Ricordano? Fanno progetti? Meditano? Viaggiano nell'aldilà? Difficile dirlo."

Secondo me vivono una vita parallela fatta di sogni...

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