Di seguito il post di un amico, per raccontare un altro aspetto di Punta Nera...
Un fine settimana qualunque, in un ristorante qualunque, in una cittá che sembra essersi fermata nel tempo, realtá dell’Africa dove la sera non é possibile trovare aperto un cinema, un teatro, un centro commerciale, un Mc Donald, semplicemente perché non ci sono, non esistono.
Qui altre sono le immagini che rimangono per sempre scolpite nel cuore: i tramonti meravigliosi, le spiagge incontaminate, i sorrisi innocenti dei bambini, la danza dei corpi africani, il suono dei tamburi e tutto ció di cui vi ha parlato Lucia attraverso i suoi racconti e le sue fotografie.
Ma per chi la sera va a caccia di divertimento le alternative sono scarse ed ecco che la proposta, dopo la solita cena a base di “brochettes de Poisson” e birra locale, di andare a giocare a biliardo non appare strampalata: “Se non c’e’ nulla di meglio da fare………vada per la partita a biliardo dico io” e a maggior ragione se chi ti invita é una ragazza bella e simpatica come Lucia.
Poi d’improvviso ecco ritornarmi in mente l’adolescenza, il bar del paesino con la sala da biliardo, le sfide con gli amici, l’ordine imperfetto delle stecche, delle sedie, delle palle, del triangolo, dei gessetti; un ambiente prettamente maschile con l’eccezione di una o due ragazze, quelle che preferiscono stare con gli uomini.
Il locale scelto é il Master che ti accoglie con la sua insegna luminosa, piú simile ad un albergo a ore che ad una sala da biliardo. Parcheggiamo la macchina e immediatamente i ricordi di una vita svaniscono, sostituiti da un presente completamente differente: una decina di donne con le tette al vento ti accoglie con un “benvenue“ che significa tutto o niente; inevitabili mi vengono in mente le frasi del sommo poeta: “Mi ritrovai in una selva oscura, dopo aver smarrito la retta via”.
Eccoci entrati al Master, quattro tavoli da biliardo, due da una parte e due dall'altra, una pista da ballo nel mezzo, una musica infernale in sottofondo e centinaia di ragazze che ballano intorno ai tavoli e muovono il loro sedere con una sensualitá che provoca turbamento. Fortunatamente, essendo accompagnato da Lucia, inizialmente mi viene risparmiato il trattamento riservato agli uomini europei: palpate nelle parti intime, linguacce, sorrisi che sottointendono sesso a pagamento.
Si libera un tavolo e iniziamo un’improbabile partita a biliardo: mentre sto tirando qualcuna passa e mi tocca il sedere, un’altra mi muove il posteriore davanti agli occhi e STUF- la palla prende la direzione sbagliata………..
Sinceramente della partita poco mi importa, mi interessa invece capire, osservare, valutare.
Le scene che catturano la mia attenzione sono poco edificanti: uomini bianchi di tutte le etá che si “strisciano” tra i corpi di ragazze giovanissime, la cui condizione di povertá o il desiderio di avvicinarsi allo stile di vita occidentale, le porta a vendersi per una tariffa che si aggira intorno ai 15-20 euro.
Non voglio fare del falso moralismo, del resto il mestiere piú antico del mondo non lo scopriamo certo al Master o in Africa; quello che mi sconvolge é vedere certi vecchi che senza alcun pudore palpano quella che in altri tempi e in altri luoghi potrebbe essere la propria figlia. Mi sono sempre immaginato a 60 anni sdraiato da qualche parte, con un libro in mano, i nipotini intorno, qualche animale dentro casa: pace e tranquillitá insomma ma queste immagini sono delle pugnalate al mio futuro ideale.
“Comunque” penso io, “se proprio vogliono fare sesso, perché non le portano a casa invece di ridicolizzare e ridicolizzarsi in questo modo?”
Lucia mi da un calcetto, mi guarda con quel sorriso dolce che ha il potere di farti dimenticare tutto e tutti e mi ricorda che c’e’ una partita da giocare.
Dove noi uomini abbiamo portato degenerazione, sfruttamento, perversione e lussuria devo almeno salvare l’onore maschile del giocatore da biliardo, vincere la partita in un luogo dove sono giá stato sconfitto.
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